Sui risultati elettorali e i radicali

Posted on mercoledì 31 marzo 2010 by Lorenzo Lipparini in ,
Non sono uno di quelli che ritiene che quando gli elettori non ti scelgono è perché non hanno capito qualcosa. Il momento del confronto è adesso ed è giusto ragionarci sopra per tutto il tempo necessario.

La democrazia è fatta anche di piccoli numeri ma c’è anzitutto da rilevare come solo poche decine di migliaia di voti passano tra la misura della sconfitta odierna e il successo della scommessa di rinnovamento che abbiamo fatto, a partire dal Lazio. Una sfida non impossibile quindi, se ci siamo fermati a un soffio da un risultato dalla portata rivoluzionaria, concretamente possibile.

Le liste Bonino Pannella hanno avuto un (prevedibile? imprevisto?) risultato negativo, sul quale pesano le illegalità più volte denunciate. È giusto tuttavia soffermarsi sulle ragioni che hanno portato quella parte di elettori che sapevano, e che potevano votarci, a non farlo.

I radicali hanno una credibilità europea e internazionale che non è la stessa che si può spendere in elezioni locali. Succede a tutti i partiti che lo stesso giorno (e con lo stesso simbolo in campo) si abbiano risultati molto diversi sulla scheda delle regionali e, per esempio, delle comunali.

Questo è il frutto dell’investimento politico continuativo che abbiamo fatto sull’Europa e a livello nazionale, ma oggettivamente discontinuo per le vicende locali.

È un lavoro che va impostato nelle regioni e nei comuni, non a Roma. Le Associazioni si devono occupare di questo: appassionarsi ai temi, aggregare chi la pensa come noi, preparare eventuali candidati, senza pensare di poter usare il nome, e la candidatura, di Bonino o Pannella come soluzione a tutti i problemi.

Beppe Grillo si afferma. Lo fa nelle stesse condizioni di difficoltà che conosciamo, forte di una militanza giovane e appassionata. I suoi voti non sono sottratti ad altri ma all’astensione: persone che non vogliono definirsi politiche e che guardano all’ambiente istituzionale con diffidenza, come capita sempre più spesso. Condividiamo molti temi, a partire dalla legalità. Noi però, pur combattendo il Regime, non possiamo al contempo pretendere di essere estranei al mondo della politica rivendicando di essere il più antico partito italiano. Il patrimonio della nostra storia, il nostro approccio, ci pone su piani differenti. Credo che 5 Stelle sarà una meteora per la politica italiana, con la quale dovremo dialogare. Per durare dovrà istituzionalizzarsi, ma perderà la verginità che oggi l’ha premiato.

Da ultimo il Partito Democratico. Si illude chi pensa che per riuscire a produrre dei risultati si possa e debba lavorare all’interno di un PD impegnato, oggi, a discutere della propria stessa ragion d’essere.
Primarie, congressi, correnti, non ci hanno finora consegnato un PD più contendibile, più laico, più reattivo. La vittoria di Emma ci avrebbe accreditati nel processo di ridefinizione degli equilibri di quel partito, che rimane un’interlocutore primario. Abbiamo avuto un’occasione unica. Per tenerla viva e per contribuire alla costruzione di un’alternativa possibile la strada è oggi nella perseveranza sui temi e nella riscossa organizzata radicale.

I radicali non scompaiono
. Abbiamo avuto la conferma di quello che già sapevamo, di essere impreparati localmente. Abbiamo guadagnato, nel Lazio, 3 nuovi consiglieri regionali. Da qui deve partire un rinnovato impegno per conquistare condizioni di agibilità democratica per tutti, per costruire politica e classe dirigente, per dialogare.
Abbiamo il tempo, la capacità e la determinazione per farlo.

2 commenti:

Gian ha detto...

Valutando il successo del MoVimento di Grillo alle recenti elezioni regionali mi chiedevo una serie di cose: 1 E dunque passato dai radicali a Grillo il voto di protesta contro le "istituzioni", contro la partitocrazia? 2 Il PR sta diventando vecchio e ha perso l appoggio di giovani (superficiali) che hanno premiato il comico genovese? Ho come la sensazione che il PR non riesca a farsi vivo tra la gente perche o non si afferma sulla piattaforma informatica (vedi Grillo) o non conta su sedi locali se si esclude Roma (vedi il PSI che, dimenticato allo stesso modo dalle televisioni, ha ottenuto un numero di consiglieri notevole). Riflettendoci, a mio avviso, o il PR diviene una sorta di elite della protesta basandosi sulla sua storia, ma rinunciando a molti voti, oppure tenta un alleanza con il MoVimento per dare loro l esperienza di cui avranno disperato bisogno. Infine bisognerebbe provare a rendere le cellule Luca Coscioni efficaci e presenti quanto le Fabbriche di Nichi. A me Grillo non piace e per quanto mi riguarda e solo un altro Berlusconi, un uomo sceso in campo cui, ahime, molti italiani corrono dietro intravedento una boccata di aria fresca. La mia paura e che la nostre storie non diventino solo un ghetto, ma addirittura la condanna a morte quando Pannella mollera il timone. Sarei veramente felice di sapere cosa Lei ne pensa...

Lorenzo Lipparini ha detto...

Ciao Gian. Non credo che Grillo abbia drenato voti ai radicali e nemmeno molti voti ai partiti tradizionali della sinistra. Piuttosto abbia attivato tanti degli scontenti che si astenevano, portandoli alle urne. Bisogna anche dire che Grillo ha addirittura più struttura (e risorse!) del partito radicale, contando sui dipendenti del blog e su una organizzazione (movimento?) anche meno contendibile, che ha in lui l'unica figura realmente pubblica. Un modello al momento vincente ma non una grande garanzia. Certamente i temi legati alla legalità sono gli stessi. I radicali hanno il merito di averli posti da decenni, non senza qualche risultato. Logico quindi rivolgersi a quel settore di elettorato che va organizzandosi, non solo con le cellule coscioni, ma mettendo in gioco e ridiscutendo le notre migliori esperienze.

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