Firme False Lombardia 2010, dopo 5 anni arrivano le condanne

Posted on venerdì 28 novembre 2014 by Lorenzo Lipparini in , , ,
FIRME FALSE: CAPPATO E LIPPARINI "SONO CRIMINI GRAVI, E IL PRIMO CRIMINALE E' LO STATO ITALIANO"

Dichiarazione di Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, Lista Bonino-Pannella:

Sono passati quattro anni e nove mesi da quando ci rivolgemmo alla giustizia italiana per denunciare (in particolare all'allora Sostituto Procuratore Bruti Liberati) la truffa elettorale "Firmigoni" e per chiedere l'annullamento delle elezioni regionali lombarde del 2010.

Il processo civile è ancora in corso davanti al Consiglio di Stato, mentre è arrivata oggi la conclusione del primo grado al penale, rispetto alla quale ci permettiamo di sottolineare che i crimini contro la democrazia dovrebbero essere considerati tra i crimini più gravi.


Le responsabilità di quanto accaduto vanno al di là di quelle dei singoli autenticatori e di chi li ha organizzati. Nella truffa Firmigoni il primo criminale è lo Stato italiano che -nelle sue varie ramificazioni politiche, giudiziarie ed editoriali- ha impedito agli elettori lombardi di ottenere elezioni legali e democratiche e ha negato per anni il diritto alla verità sui crimini commessi.

Solo così è stato possibile elimare dalle istituzioni lombarde noi radicali, cioè l'unica alternativa a un sistema di potere assolutamente trasversale e ancora oggi attivo. Le condanne di oggi non rappresentano per noi un impossibile risarcimento, ma la conferma di un delitto che avrebbe potuto e dovuto essere evitato se fossimo stati subito ascoltati.

Il dovere del riposo

Posted on lunedì 3 giugno 2013 by Lorenzo Lipparini in , , , ,
I giornali hanno dato rilievo alla Campagna Liberala Domenica, promossa da Confesercenti con il sostegno della Conferenza Episcopale italiana, che vorrebbe impedire le aperture di domenica dei negozi che lo desiderano.

Quello che viene presentato come una battaglia di civiltà, o come la riappropriazione di diritti perduti, è però tecnicamente una richiesta di nuovi divieti e di imposizione a tutti della scelta di alcuni. La legge consente oggi ad ognuno di adottare liberamente gli orari che preferisce, fermo restando il diritto del lavoro.

La campagna si richiama alla necessità di salvare i più piccoli esercizi, messi in realtà in ginocchio dalla crisi e non dalle nuove regole (giova ricordare che gli ipermercati sono sempre stati autorizzati a tenere aperto di domenica anche prima delle regole oggi contestate).

Ma leggendo meglio le argomentazioni si può intravedere il vero spirito della campagna sostenuta dai vescovi: restituire tempo al riposo, alla famiglia, alla cura dello spirito. Rivivere la domenica come il giorno della festa e degli affetti, senza attività che potrebbero andare a discapito di figli e nipoti, o determinare la perdita delle gioie dalla vita in comunità.

Immagini idilliache. Ma che per nulla riguardano la legge che ha levato le limitazioni sugli orari. La quale, infatti, consente a chiunque di decidere per sé cosa fare. A differenza di quello che desiderano i promotori, portatori di intenzioni certamente positive, ma calate dall'alto obbligatorie per tutti.

Hai un laboratorio e ti va di passarci la domenica? Vuoi tenere aperto un locale il fine settimana e magari prenderti uno stop in un giorno feriale? Serve arrotondare la paga con un po’ di lavoro extra? Sono tante le ragioni o le possibili variabili per decidere di organizzare il proprio tempo in modo diverso. Ma secondo i promotori sono tutte da perseguire.

Senza dimenticare chi non si riconosce nella pausa di preghiera, o professa altri credi.
La domenica devi “riposare”: con suocera e nipoti, godendo della comunità. L'hanno deciso loro, è per il tuo bene.

E magari si potrebbe fissare per legge anche il menù del pranzo, si risparmierebbe qualche ulteriore preoccupazione.

Dopo 3 anni.. Vittoria!

Posted on mercoledì 17 aprile 2013 by Lorenzo Lipparini in , ,
IL TRIBUNALE DI MILANO DICHIARA FALSE LE FIRME A SOSTEGNO DI FORMIGONI ALLE REGIONALI 2010
Cappato e Lipparini "Grazie ai 3 anni di ritardo, il beneficiario è Senatore della Repubblica e i denuncianti sono fuori dalle istituzioni"
Milano, 17 aprile 2013

Il Tribunale Civile di Milano ha depositato oggi il dispositivo della sentenza che dichiara false 723 firme prodotte a sostegno della Lista Formigoni in occasione delle lezioni regionali del 2010. Le controparti dei querelanti (i consiglieri di Lega e PdL che si opponevano alla dichiarazione di falso) sono state condannate a pagare agli attori Cappato e Lipparini le spese processuali, liquidate in Euro 15.000, oltre agli accessori di legge. Si tratta di un numero di firme false tale da invalidare la presentazione a suo tempo della Lista Regionale per la Lombardia e quindi della candidatura a Presidente della Lombardia di Roberto Formigoni e di tutte le liste che lo sostenevano. Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, i Radicali che hanno intentato la causa contro la truffa Firmigoni, hanno dichiarato:

"l'Italia è il Paese dell'impunità e dell'antidemocrazia. Il risultato, grazie anche alla sentenza della Corte costituzionale che ha imposto alla giustizia amministrativa di attendere la giustizia civile (arrivata solo oggi), è che colui che nel 2010 non si sarebbe nemmeno potuto candidare -come i partiti che lo sostenevano- in seguito alla truffa elettorale sulla quale è già stato condannato per diffamazione contro i Radicali- invece che a casa è al Senato della Repubblica italiana e si appresta a votare il nuovo Capo dello Stato. Nel frattempo, i suoi soci di menzogne leghisti e pidiellini governano tranquilli la Lombardia. Siamo anche il Paese dove chi ha scoperto e denunciato la truffa -i Radicali- stato cacciato dalle istituzioni regionali e nazionali.
Ci auguriamo che qualcuno dei neoeletti Consiglieri regionali chiederà alla Regione se le parcelle degli avvocati difensori esterni della Regione Lombardia, che tanto hanno fatto -insieme agli avvocati della Lega- per cercare di impedire o ritardare l’accertamento di una scomoda verità, siano state pagate dalla Regione, ovvero dai noi tutti cittadini contribuenti ed elettori."


Gli avvocati Mario Bucello, Simona Viola e Renato D’Andrea, che hanno assistito i radicali nel giudizio hanno dichiarato:
“la decisione da un lato ci conforta, perché mostra la sensibilità del Tribunale Civile di Milano verso le speciali e delicate esigenze di giustizia che circondano i giudizi elettorali per altro verso, nonostante gli sforzi di celerità profusi anche dal Tribunale, la sentenza giunge quando ormai il Consiglio Regionale - abusivamente eletto grazie a operazioni manipolative – è stato sostituito da nuove elezioni. Se l’accertamento della falsità fosse stato di competenza del Giudice Amministrativo avrebbe potuto sopraggiungere in tempo utile per invalidare le elezioni. In questo quadro è indispensabile porre rapidamente all’ordine del giorno del  nuovo Parlamento la necessità delle riforme volte a rendere effettiva la giustizia elettorale per scoraggiare nuovi abusi, assegnando al Giudice Amministrativo la competenza a decidere sulle falsità emerse nei procedimenti elettorali”.


Il M5S? Un format televisivo

Posted on martedì 19 marzo 2013 by Lorenzo Lipparini in , , ,
Piace e funziona il movimento 5 Stelle, e di sicuro prolifera grazie alle responsabilità di partiti tradizionali incapaci di riformarsi e riformare per decenni, e all’effetto moltiplicatore della crisi.
Ma piace anche perché parla il linguaggio dei cittadini, della gente comune. Un linguaggio conosciuto e sperimentato. Di più: un format di successo, uguale a quelli televisivi. Familiare e rassicurante.
Superata l’era della televisione tradizionale, che parlava in una sola direzione, e sopraggiunta quella dei reality, dove era la vita quotidiana a entrare ed essere mostrata in televisione, come un prodotto da osservare, ecco che ora è la televisione ad entrare nella realtà. Un gigantesco gioco di ruolo dove gli attori sono anche spettatori, e si muovono, opportunamente mediatizzati, all’interno della realtà.

A renderlo possibile, la convergenza tra lo strumento tv tradizionale e internet, sempre più ibridati tra loro. I cittadini, protagonisti di questo format, hanno come set la vita quotidiana. Non servono provini e selezioni, basta ‘sintonizzarsi’ e giocare. Un grande truman show.

La trama e l'ambientazione del contenitore è: ‘Salvare la Repubblica dallo sfascio cui l’hanno portata i partiti’.
I tempi e le prove sono scanditi dal conduttore del gioco, un coinvolgente ed esuberante garante, l’unico vero arbitro e volto del programma, un presentatore assistito dai suoi autori e consulenti. Tutti gli altri sono un passo indietro, più anonimi. Normali cittadini, concorrenti. Si chiamano per nome e si danno del tu.
Lo scopo è fregare gli avversari e arrivare al governo. Per funzionare deve essere tutto molto semplificato, come nella tv generalista: il bene e il male, il protagonista e l’antagonista.

Si inizia dal livello più basso, i meetup, assemblee opportunamente mediatizzate, come in uno studio televisivo, dove i partecipanti decidono il da farsi; prendendono la parola uno dopo l’altro, si passano il microfono, dicono frasi di buon senso, e di senso comune. Alla fine votano le loro priorità e prendono le loro decisioni. Con internet, moderna versione del televoto. Allo stesso modo vengono selezionati i concorrenti che passeranno alla fase successiva: le candidature, le elezioni, le istituzioni. Li conosciamo via via nel confessionale del web, sui social network, nelle dirette streamning. Sono persone comuni, come ognuno. Niente titoli, niente merito. Sono insegnanti, lavoratori, studenti. Brava gente con famiglia e figli, che spesso li seguono appassionatamente in questo impegno. Persone con le quali è facile identificarsi ed entrare in empatia.

Se sgarrano sono fuori dal gioco, e sono pianti. Ogni concorrente può partecipare una sola volta.
Se sono bravi la comunità dei votanti ti promuove alla fase successiva, sempre con un occhio allo share, che nel frattempo si impenna. Tutti vogliono sapere che succederà oggi, cosa hanno detto Vito e Roberta, chi ha vinto la Sfida per le cariche, se c'è stata una rissa o una litigata o se invece nelle Camere della Casa dei rappresentanti, resa trasparente (ma fino a un certo punto) dalla trasparenza stile Grande Fratello si inciucia che è una meraviglia. E naturalmente si inizia a fare il tifo, a partecipare ai sondaggi e agli appelli online, a sintonizzarsi.

La politica non parlava più ai cittadini e così si è fatta tv. C’è ora qualche centinaio di cittadini portavoce dentro il Parlamento. La prossima volta potrebbe toccare a chiunque.
Tra una puntata e l’altra si studiano i regolamenti. Saranno famosi. Ma per ora la proclamazione della vittoria è lontana. Nel frattempo imparano che cosa sono le istituzioni e come funzionano, come si parla in pubblico, cosa sono delle conferenze stampa, cosa vuol dire avere responsabilità verso l'Italia e all'estero, come si lavora in commissione, come si scrive una legge. Il principio del dialogo e della mediazione, l’osservanza dei regolamenti, la complessità dei fenomeni. Di sicuro non è come se l'aspettavano.

Il problema italiano non è mai stato solo quello della classe politica. È stato innanzitutto quello della cosiddetta società ‘civile’. L’alto valore sociale di questo nuovo gioco delle istituzioni è quello di dimostrare che, innovando i linguaggi, si può riuscire a interessare e a coinvolgere davvero chiunque, nessuno escluso, aumentandone la consapevolezza e la conoscenza del reale, forse il senso dello Stato.
Se poi questo servirà anche a contenere gli sprechi di denaro pubblico, ad aumentare la trasparenza e a riformare le istituzioni, tanto di guadagnato. Sta ai partiti dimostrare di avere compreso la posta in gioco.

Intanto però c’è un paese da governare. E non è né un gioco a premi né una cadid camera.

Il mio voto, da Radicale

Posted on mercoledì 20 febbraio 2013 by Lorenzo Lipparini in
Diverse persone mi chiedono come voterò alle prossime elezioni. Lo scrivo qui, con qualche considerazione.

Ho votato alle elezioni primarie per Matteo Renzi, convinto che l’opportunità di una svolta nell’offerta politica italiana fosse di quelle da non lasciarsi scappare, e anzi da perseguire, per poter finalmente creare un partito realmente democratico e liberale che occupasse lo spazio in cui poi si è infilato Monti generando un rinnovamento di stile, linguaggio e posizionamento che avrebbe finalmente superato la vetusta e fasulla alternativa tra Berlusconi e Bersani. Non è andata così e le aspettative ora sono di tutt’altro colore.

Alla Camera dei Deputati
Voterò Fare per Fermare il declino. Giannino a parte, mi sono evidenti i limiti di questo movimento che sceglie di occuparsi dei temi della crescita economica ignorando colpevolmente i diritti civili. Conosco però le persone che lo animano, tra cui molti amici e compagni Radicali, il cui spirito e i cui valori sono per me una garanzia di come affronteranno la questione. E’ una realtà nuova e spero promettente che vorrei vedere affermarsi e strutturarsi in modo più completo per la ricostruzione di un fronte laico e liberale in Italia.

Al Senato
Voto Scelta Civica con Monti. Ho apprezzato lo spirito del governo tecnico, il suo europeismo, il suo approccio de ideologizzato, la competenza e la capacità di dialogo di molti ministri. Il mio obiettivo è quello di garantire un governo non polarizzato, aperto alle istanze liberali. I Radicali, in quanto tali, non si presentano alle elezioni, dando vita o candidandosi a seconda delle occasioni in una o più liste, e perseguendo la transpartiticità. Ci sono Radicali in più formazioni, sono ‘doppie tessere’. Io voglio che ci sia almeno un Radicale in Senato e ho fiducia in Benedetto Della Vedova, nostro compagno che potrebbe essere eletto in Lombardia in questa lista, e in Pietro Ichino, la cui onestà intellettuale stimo e voglio contribuire a rafforzare con questo voto, con uno sguardo ai possibili comuni progetti futuri, a partire dalla scelta del prossimo Presidente della Repubblica, che vorrei fosse Emma Bonino.

Alla Regione Lombardia
Voto Umberto Ambrosoli Presidente. E’ un’elezione maggioritaria e polarizzata, che si conterà all’ultimo voto. Voglio mettere la parola fine al Formigonismo ciellino e alla sua complicità con la Lega, grezza e localista. Conosco i suoi limiti, il suo rifiuto per una lista Radicale al suo fianco, e soprattutto il rischio che nell’alternanza non si verifichi una vera alternativa rispetto allo stile Formigoni-Penati che su tanti punti essenziali ha messo insieme la maggioranza e la cosiddetta opposizione. Ma è la più grande opportunità di cambiamento.
In Consiglio (provincia di Milano) voterò Otto Bitjoka, nel Patto Civico con Ambrosoli. Penso che lui possa garantire indipendenza rispetto ai partiti e portare la propria esperienza di imprenditore di successo e immigrato da oltre 30 anni in Italia nelle battaglie sui diritti, la laicità delle istituzioni, la cittadinanza, il merito. E poi è lui che ha scelto noi, essendo da anni al fianco dei Radicali nei nostri congressi e comitati, e ancora oggi partecipando alle nostre iniziative senza unirsi a quanti vorrebbero mettere sotto silenzio le nostre battaglie.